Palette Rouge 2003, Château Simone
martedì 8 settembre 2009
Dici rosso francese e la mente va subito alla Borgogna o il Bordeaux. Invece, parliamo di Provenza, terra bellissima capace di regalare anche vini sorprendenti. La denominazione Palette è una minuscola zona sulla sponda calcarea a Nord del fiume Arc, ad est di Aix en Provence. Tre quarti di questa denominazione sono della Famiglia Rougier di Château Simone, da oltre due secoli impegnati nel vino con i loro 20 ettari. La denominazione è tanto piccola quanto lungo l’elenco dei vitigni ammessi da disciplinare, persino più ampia di quelli consentiti a Châteauneuf-du-Pape, con una base del 50% almeno di Mourvèdre, Grenache e Cinsault.
Dell’azienda ripropongo alcune informazioni tratte da un bellissimo reportage dell’amico Giovanni Ascione, sul Bibenda 20 dell’Aprile 2006: “…un piccolo angolo di Paradiso, dove la vigna ha trovato il suo Habitat tra i boschi, lontano dal mare, con esposizioni a nord e maturazioni lentissime. Attorno al Castello, da vigne che giungono ad avere anche 110 anni e nelle bellissime cantine sotterranee, prendono vita vini austeri, nelle tre versioni di colore, tutti votati a grande longevità.”
Quanto a questo vino (45% di Grenache, 30% di Mourvèdre, 5% di Cinsault ed una saldo del 20% di altri vitigni), diciamo subito per chi avesse poca dimestichezza con questi vitigni e la zona, che servito alla cieca, al naso ricorda l’umore di un sangiovese di stampo chiantigiano e, il pervicace rincorrersi speziato e terziario di un nebbiolo valtellinese. Rosso rubino di piacevoli trasparenze. Naso di grande eleganza, contraddistinto da un timbro umorale terroso, di tartufo, cuoio, spezie ed erbe aromatiche di rimembranze mediterranee, un accenno di liquirizia sostenuto da un afflato balsamico di canfora, note di tabacco a sostegno di un frutto croccante di mora. Al palato ha grande eleganza e leggiadria nel procedere, buona freschezza, ottimo tannino levigato. Fosse stato più lungo nella persistenza e avesse retto la prova del giorno dopo sarebbe entrato a gran titolo nella categoria degli indimenticabili. Due anni di affinamento tra botti grandi e Barrique.
Qui il sito dell'azienda.
Dell’azienda ripropongo alcune informazioni tratte da un bellissimo reportage dell’amico Giovanni Ascione, sul Bibenda 20 dell’Aprile 2006: “…un piccolo angolo di Paradiso, dove la vigna ha trovato il suo Habitat tra i boschi, lontano dal mare, con esposizioni a nord e maturazioni lentissime. Attorno al Castello, da vigne che giungono ad avere anche 110 anni e nelle bellissime cantine sotterranee, prendono vita vini austeri, nelle tre versioni di colore, tutti votati a grande longevità.”
Quanto a questo vino (45% di Grenache, 30% di Mourvèdre, 5% di Cinsault ed una saldo del 20% di altri vitigni), diciamo subito per chi avesse poca dimestichezza con questi vitigni e la zona, che servito alla cieca, al naso ricorda l’umore di un sangiovese di stampo chiantigiano e, il pervicace rincorrersi speziato e terziario di un nebbiolo valtellinese. Rosso rubino di piacevoli trasparenze. Naso di grande eleganza, contraddistinto da un timbro umorale terroso, di tartufo, cuoio, spezie ed erbe aromatiche di rimembranze mediterranee, un accenno di liquirizia sostenuto da un afflato balsamico di canfora, note di tabacco a sostegno di un frutto croccante di mora. Al palato ha grande eleganza e leggiadria nel procedere, buona freschezza, ottimo tannino levigato. Fosse stato più lungo nella persistenza e avesse retto la prova del giorno dopo sarebbe entrato a gran titolo nella categoria degli indimenticabili. Due anni di affinamento tra botti grandi e Barrique.
Qui il sito dell'azienda.
Caravan Palace, Jolie Coquine.
posted by Mauro Erro @ 10:10,