Antoniolo, Gattinara San Francesco della Torre 2003 e 2001

Gattinara, sembra voglia racchiudere in sé, e forse è da sempre stato così, tutta la specificità dell’Alto Piemonte facendosene archetipo. Nella contraddittoria bellezza dei luoghi, nei vini. Quando, ad esempio, si attraversa il grazioso paesino fino a scontrarsi con l’obbrobriosa imponenza delle fabbriche, in uso come quella della Lavazza, abbandonate come quella della Pozzi Ginori. Oppure, quando saliti su in collina si ammirano le vigne, racchiuse dai nasi, in anfiteatri di nebbiolo di beltà stupefacente e allo stesso tempo attraversandole, dall’Osso San Grato al San Francesco, dal Molsino alla Galizia, si passa di fianco ad altre vigne in cui si pratica una viticoltura vecchia e priva di qualità o, peggio, a vigne abbandonate, la cui storia diviene mistero, covo di possibili malattie.
Delle denominazioni dell’Alto Piemonte, è l’area vitata che più si è riuscita a preservare, essendo, oggi, quella con la maggiore estensione con i suoi 100 ettari e poco più. I terreni, un blocco di roccia porfirica di origine morenico-vulcanica, che assume almeno tre, quattro distinte specificità, sono la prosecuzione verso ovest, al di là della Sesia, di quelli che rinveniamo a Boca: è impressionante poterne ammirare la diversità piantando i piedi sulla terra rossastra della vigna Galizia o sul San Francesco e guardare brillare di luce riflessa la terra bianca del Mursin (la vigna Molsino) toccata dal sole.
I vini di Gattinara, ed anche quest’ultimo viaggio ha confermato l’idea di cui ci scusiamo con gli osservatori più attenti che non fossero d’accordo, sembrano l’esemplificazione dell’intera zona: nella maniera in cui “leggono” il terreno manifestandolo attraverso i propri umori, e nella capacità, nella loro evoluzione nel tempo, di tendere da un lato a Lessona, la denominazione ultima a ovest della Sesia, nella finezza degli aromi, dall’altro a Ghemme o Fara, le denominazioni ultime e più meridionali ad est del fiume, nella possanza del corpo.

Rimandiamo al prossimo autunno un più dettagliato scritto su Gattinara, corredato dalle note di degustazione di approfondite verticali, lasciando a quei momenti anche il racconto delle storie, tra cui, quella della famiglia Antoniolo. Basti dire, come nota didascalica, che abbiamo molto apprezzato l’autentica testardaggine e la caparbia purezza di Alberto e Lorella Antoniolo, schietti e spigolosi, e la loro profonda e naturale consapevolezza nel modo di condurre l’azienda e le vigne. Prima delle note, qualche cenno sulla vigna San Francesco della Torre, che deve il nome alla chiesa cinquecentesca di cui oggi restano solo i ruderi, esistita da sempre, e in possesso della famiglia dagli anni ’60. Quattro ettari di vigna esposti a ovest, sud ovest, tra i 320 e i 370 metri d’altitudine. Le piante sono allevate a guyot, i nuovi reimpianti su portainnesti 420/A, dei terreni, in linea generale abbiamo detto. È bene precisare che solo da una parte di questa vigna, da piante che hanno mediamente 35/40 anni d’età, nelle annate migliori, si ricava il Gattinara San Francesco, la cui prima etichetta data 1974. Dal 1996, parte del vino è affinato, oltre che nelle tradizionali botti, in tonneau.
La degustazione dei due vini è stata fatta in momenti e situazioni differenti. La 2003 bevuta durante un pranzo amichevole con Lorella Antoniolo all’Osteria La Brioska a Gattinara, stappata e goduta subito, come è giusto, con un risotto al Gattinara. Il 2001, due settimane dopo, stappata cinque ore prima e bevuta, com’era giusto, con un risotto al Gattinara. Dai tempi diversi di stappo della bottiglia e di servizio abbiamo tratto interessanti spunti.

Gattinara San Francesco 2003
Il colore granato caldo e accogliente è dotato di fascinose trasparenze e brilla. Il naso si rivela immediato nonostante la bottiglia sia appena stappata: un frutto succoso e maturo s’integra meravigliosamente con i cenni speziati, le note di cenere e leggermente fumè, i rimandi floreali. È più vino nobile da nebbiolo che non da Gattinara. Al palato è vellutato, non mostra segni di stanchezza, l’immediatezza, la semplicità e la facilità di lettura del vino, divengono sinonimo di bevibilità. La trama tannica è buona e compiuta e l’acidità, inaspettatamente, pulisce la bocca e allunga il sorso in una buona persistenza. Mea culpa, in passato avevo snobbato il vino vista l’annata per i più nefasta. Non è questo il caso.

Gattinara San Francesco 2001
Ecco, il Gattinara nei suoi slanci e nelle sue ritrosie, nelle sue cupezze, nei momenti introversi, nel suo splendore austero. Il colore è un granato cupo. Al naso si svela immediatamente con frutti rossi accennati, erbe mediche, spezie, con un evidente timbro balsamico. Poi s’incupisce, pare volersi chiudere e ritornare poi sulle sensazioni di ruggine tipiche del vino, umorali e terragne, con leggeri cenni di cenere. La sua multidimensionalità è spiccata.
Al palato è caldo, austero: di grande compattezza e armonia prende possesso in maniera energica del cavo orale, distendendosi orizzontalmente senza mai perdere la tensione segnata da un’ottima acidità/sapidità e dalla trama tannica di notevole finezza. Un palato di notevole stratificazione, imponente, ma bevibilissimo. Di lunghissima e commovente persistenza.

Antoniolo vini, Corso Valsesia, 277 - 13045 Gattinara (VC)
Tel: +39 0163 833612 - Fax: +39 0163 826112
e-mail: antoniolovini@bmm.it

posted by Mauro Erro @ 12:56,

2 Comments:

At 4 marzo 2010 alle ore 23:13, Anonymous Anonimo said...

Buona sera,
Ho appena bevuto un Gattinara del 2004, cantina Antonioli, comperato il pomeriggio a Gattinara e bevuto dopo una cena semplice di pasta e broccoli.
Non sono italiana, no sò parlare come gli enologhi, ma il vino era buono (come il pane o i genitori questo è l'aggettivo migliore per me), siccome sono profana, mi permetto di dire che sapeva di formaggio...
La Sig.ra Lorella molto gentile ha aiutato me ed il mio collega Paolo a scegliere, ma senza insistere.
Grazie 1000!! Adesso buona notte.
Ingrid

 
At 8 marzo 2010 alle ore 11:04, Anonymous Stefano said...

Mi piaciono molto i vini dell'azienda, forse la massima espressione della denominazione ;-)

Ho potuto degustare tutti i loro vini sia del 2003 che del 2004 apprezzando in carattere di ognuno, vini che ritengo con lo spirito "borgognone" infatti salvo una versione village tutti gli altri sono produtti con la personalità del cru.

 

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