Emanuele Rolfo
mercoledì 1 aprile 2009
Figlio di Francesco e Amalia, che la fondarono nel 1979, Emanuele Rolfo, enologo, è colui che gestisce questa azienda ubicata nel comune di Montà d'Alba, il più a nord della provincia di Cuneo, nel cuore del Roero in Piemonte. Ho avuto modo di saggiare i suoi vini in due diverse occasioni recentemente e di farmene, in considerazione anche dei costi molto accessibili e corretti, una buona opinione.
Innanzitutto l’impressione che ho avuto dall’assaggio dei vini e dal materiale mandatomi da Emanuele è quella di un viticoltura consapevole, interventista laddove necessario, ma gentile, una viticoltura in cui si pratica l’inerbimento dell’interfilare in vigna, ad esempio, e i trattamenti si effettuano solo ad infezione parassitaria avvenuta. Ma torniamo agli assaggi.
Il Roero arneis 2007 la cui vendemmia ha preso inizio il 2 settembre, si presenta nel calice giallo paglierino limpido e brillante: è il primo della batteria, il meno impegnativo nel costo ed il più semplice nella beva.. Al naso spazia dalla frutta di pera alle sensazioni di fiori bianchi, attraversate da ricordi agrumati. Al palato la beva è semplice, pulita, sostenuta da una buona acidità e chiusa con un interessante ricordo sapido: insomma un’interpretazione corretta per un vino che in enoteca dovrebbe costare tra i sette e gli otto euro.
Il Menelic 2006, è una versione di arneis già più impegnativa che vede dopo la fermentazione il passaggio in legno per 4/5 mesi. Un legno ben integrato che si avverte solo all’inizio quando lo stappiamo per alcune note di bruciacchiato, sentori che andranno subito via dopo aver roteato per bene il bicchiere e fatto ossigenare il vino. Al naso è più intenso che complesso, si esibisce nella frutta di ananas e pera, note di pompelmo, uno sbuffo di alcol, note di spezie dolci e di frutta secca e un leggero ricordo balsamico. Al palato abbisogna forse di equilibrarsi ancora, si avverte leggermente la nota legnosa che porta ad una chiusura leggermente amara che fa pendant, però, con un’ottima sapidità prima della scodata dell’alcol che ritorna. Ed infine il vino che più mi è piaciuto: il Roero 2005 da uve nebbiolo affinato in botti da 25 ettolitri per 12 mesi. Di colore rosso rubino dalle belle trasparenze, degradava nell’unghia tinta di granato. Al naso subito frutta sotto spirito con una nota di lampone in bella evidenza, qualche sfumatura floreale che riportava la mente al geranio, una leggera speziatura, una nota di liquirizia e pepe che, lasciando il vino nel bicchiere per un po’, sfumava in sentori di cenere, catrame e polvere di caffè. Al palato ancora il lampone a guidare il vino che si dispiegava bene, con una buona acidità, un’ottima trama tannica ancorché astringente ma fine. Come nel caso precedente, una piccola scodata dell’alcol guastava leggermente il finale.
In breve e concludendo, anche nel caso di quest’ultimi due vini che pagherete non più di 10 euro in una buona enoteca, vi troverete davanti a dei prodotti ben eseguiti, puliti e che si fanno bere.
Jethro Tull - Bourée
Innanzitutto l’impressione che ho avuto dall’assaggio dei vini e dal materiale mandatomi da Emanuele è quella di un viticoltura consapevole, interventista laddove necessario, ma gentile, una viticoltura in cui si pratica l’inerbimento dell’interfilare in vigna, ad esempio, e i trattamenti si effettuano solo ad infezione parassitaria avvenuta. Ma torniamo agli assaggi.
Il Roero arneis 2007 la cui vendemmia ha preso inizio il 2 settembre, si presenta nel calice giallo paglierino limpido e brillante: è il primo della batteria, il meno impegnativo nel costo ed il più semplice nella beva.. Al naso spazia dalla frutta di pera alle sensazioni di fiori bianchi, attraversate da ricordi agrumati. Al palato la beva è semplice, pulita, sostenuta da una buona acidità e chiusa con un interessante ricordo sapido: insomma un’interpretazione corretta per un vino che in enoteca dovrebbe costare tra i sette e gli otto euro.
Il Menelic 2006, è una versione di arneis già più impegnativa che vede dopo la fermentazione il passaggio in legno per 4/5 mesi. Un legno ben integrato che si avverte solo all’inizio quando lo stappiamo per alcune note di bruciacchiato, sentori che andranno subito via dopo aver roteato per bene il bicchiere e fatto ossigenare il vino. Al naso è più intenso che complesso, si esibisce nella frutta di ananas e pera, note di pompelmo, uno sbuffo di alcol, note di spezie dolci e di frutta secca e un leggero ricordo balsamico. Al palato abbisogna forse di equilibrarsi ancora, si avverte leggermente la nota legnosa che porta ad una chiusura leggermente amara che fa pendant, però, con un’ottima sapidità prima della scodata dell’alcol che ritorna. Ed infine il vino che più mi è piaciuto: il Roero 2005 da uve nebbiolo affinato in botti da 25 ettolitri per 12 mesi. Di colore rosso rubino dalle belle trasparenze, degradava nell’unghia tinta di granato. Al naso subito frutta sotto spirito con una nota di lampone in bella evidenza, qualche sfumatura floreale che riportava la mente al geranio, una leggera speziatura, una nota di liquirizia e pepe che, lasciando il vino nel bicchiere per un po’, sfumava in sentori di cenere, catrame e polvere di caffè. Al palato ancora il lampone a guidare il vino che si dispiegava bene, con una buona acidità, un’ottima trama tannica ancorché astringente ma fine. Come nel caso precedente, una piccola scodata dell’alcol guastava leggermente il finale.
In breve e concludendo, anche nel caso di quest’ultimi due vini che pagherete non più di 10 euro in una buona enoteca, vi troverete davanti a dei prodotti ben eseguiti, puliti e che si fanno bere.
Jethro Tull - Bourée
posted by Mauro Erro @ 12:24,