Pinot Nero Savigny Les Beaune, Vieilles Vignes 2006, Catherine e Claude Maréchal
mercoledì 16 luglio 2008
Immagino che tutti voi aspiriate ad un bianco fresco, dall’acidità tagliente, rinfrescante, da bersi ghiacciato in questa calura che non da tregua. Ma trovandomi durante una cena con compagne (compagna, singolare, altrimenti mi s’incazza), fratelli ed amici annessi, e constatato che dopo poco più di un quarto d’ora, in quattro, avevamo svuotato la bottiglia di Pinot nero, mentre uno Chardonnay del Mâconnais e il Greco Case Sparse del 2005 di Antoine Gaita giacevano in attesa con tre quarti di vino forse gelosi, ho dedotto di poter condividere la bevuta raccontandola perché questo è di quei vini che anche a ferragosto, anche sotto l’ombrellone, senza bicchieri e a canna, potrete bere traendone godimento puro. Un bel rubino colora il bicchiere che avvicinato al naso presenta in maniera impeccabile sentori di frutta di ciliegia e lamponi di tal fragranza e succosità, di tale carnosità e giovanile freschezza, che pare di addentare i frutti uno ad uno strappandoli alla radice. Di seguito note animali, leggeri toni di spezie, un sentore accennato di vaniglia e un sottofondo “terragno”. Al palato lieve, soave, femminile come sanno essere solo alcuni Pinot Nero della Borgogna, tanto accattivanti e sensuali e di rara grazia che possederli è un istinto sì brutale, sì animale, sì primordiale, ma tanto naturale da esser semplicemente giusto e da assecondare senza pensarci su due volte. Rapporto qualità-prezzo in grande spolvero, chiude il sorso leggermente astringente. Tra due, tre anni e più sarà ancor più emozionante di quello che già è.
Una canzone per te, Vasco Rossi: dedicata ai Pinot Nero, alla donna, la mia donna (e stavolta non perchè mi s'incazza) con cui l'ho condiviso; agli amori, alle mamme e alle figlie, a tutto il femmineo che fa parte di questo mondo che da un senso alle cose e ci rende la vita semplicemente più bella.
posted by Mauro Erro @ 12:18,