Avevo sentito tanto parlare di questo vino e fino all’altro ieri sera non avevo ancora avuto modo di saggiarlo. Dopo averlo saggiato, sono ritornato a cercarne notizie, o meglio, impressioni di altri degustatori. È un gran vino, indubbiamente. Talmente grande (e dal prezzo piccolo piccolo) che richiede un assaggio prolungato, meditato, almeno tre bicchieri, uno stato empatico, un moto di penetrazione vinosa, di immedesimazione: compenetrare nel fluido per afferrarne la poesia, l’eleganza. Da terreni argillosi e ricchi di ferro sulle prime colline dell’entroterra d’Albenga, le uve vengono raccolte manualmente; dopo una lenta macerazione pellicolare di sei-sette giorni a temperatura controllata (il colore sarà uno dei motivi per cui questo vino esce dalla D.o.c. – rifiutato dalla commissione – per divenire un semplice – e grande – vino da tavola) segue un lungo periodo di sosta sulla feccia nobile. Ed è nobile sin dal colore di cui si veste questo vino che consistente si lascia cadere nel cristallo: un oro antico carico, vivo e brillante. Al naso è “buccioso”, minerale da far paura per persistenza, odore gommoso tipico del vitigno, ma ancora erbe aromatiche e spezie, un’ampia apertura su sentori floreali presenti, ma in questo caso sussurrati, di sottofondo. Al palato è trascinante sia per l’acidità, ma soprattutto per l’accentuata sapidità di matrice minerale. È voluminoso nel centro bocca, ma la bevibilità e semplice, chiude lungo implorando l’incontro con il cibo. Lode a te Pigato (fossero tutti così).
My girl.
posted by Mauro Erro @ 10:44,
2 Comments:
-
At 30 maggio 2008 alle ore 10:21,
said...
-
Mi è capitato una sola volta di bere il pigato, scoprendo un vino con una personalità affascinante.
Ne ricordo bene il colore paglierino tenue tenue ed una vivace mineralità, salina, con una freschissima acidità.
Un vino probabilmente sottovalutato.
-
At 30 maggio 2008 alle ore 10:39,
Mauro Erro said...
-
Non ho una vastissima esperienza in termini di Pigato, ma l'idea che me ne sono fatto è che sia un vino in un certo senso stereotipato (e di conseguenza sottovalutato dai bevitori) come afferma Fausto De Andreis, la "levatrice" dello Spigau Crociata, che rigettando la tradizionale vinificazione in bianco vuole riproporre un Pigato tradizionale che già nel colore (di certo non un paglierino tenue) esula da quello a cui il consumatore può essere abituato. Scelta non indolore come ho scritto: porterà il suo vino ad uscire fuori dalla denominazione.
<< Home