Non voto!

Da quando ne ho scoperto l’esistenza, leggendo la raccolta della rubrica Le Stanze, i dialoghi di Indro Montanelli con i suoi lettori sul Corriere della Sera, ho sentito di appartenervi senza alcun dubbio. Di far parte di quella schiera di Apoti (quelli che non la bevono) che Giuseppe Prezzolini, che coniò il termine, aveva pensato di riunire in una congregazione. Oramai da anni sono iscritto a quella società, e da anni ho deciso, di volta in volta, amministrative o politiche che fossero, di non dare il mio voto a nessuno. Non sempre. Qualche volta, turandomi il naso, sono riuscito a trovare, fosse anche l’ultimo secondo utile, una motivazione che mi spingesse sin dentro l’urna ad esercitare il mio diritto a farmi rappresentare dando la mia preferenza. Ogni volta, passati un po’ di anni, mi sono ritrovato con quella sensazione che tutti, anche in situazioni ben diverse, abbiamo provato: m’han fregato di nuovo. Stavolta, pare non mi riesca. Sono stanco, nauseato, stufo. Di noi italiani innanzitutto: incapaci di mostrare una seppur minima traccia di dignità, di spina dorsale, la totale mancanza della capacità di prendere coscienza di ciò che siamo (o che dovremmo essere). Oppure la mia è solo una vana illusione, e noi non siamo altro ciò che la classe dirigente che riusciamo a produrre e che ci (vi) rappresenta. Sono stufo della nostra tolleranza. Della tolleranza dei miei concittadini che vivono in uno stato di continua emergenza rifiuti che si protrae da quattordici anni, senza batter ciglio, senza esser riusciti a ribellarsi allo status quo, senza essersi resi conto della totale mancanza di dignità in cui ci si è trovati a vivere. Tolleranza che vedo ovunque. Sono stanco e stufo della promiscuità. Sono stanco e stufo che parole come merito in Italia siano praticamente cancellate dal vocabolario e private del loro significato. Sono stanco dei Baroni, del sistema (che esiste non solo nell’accezione che Roberto Saviano ha registrato e denunciato nel suo libro Gomorra), dei vari sistemi che fanno parte della nostro quotidiano e a cui dobbiamo volenti o nolenti scontrarci: sono stanco della parola compromesso. Sono stanco del continuo ricatto morale e pratico con cui dobbiamo avere a che fare giorno per giorno. Sono stanco di chi gestisce il potere al solo scopo di acuirlo. Sono stanco del nepotismo, dei portaborse e dei leccaculo. Sono stufo che il vocabolo Politica sia stato privato del suo significato più alto e nobile. Sono stanco di ascoltare parole come public relations o sistema, che tradotte significano tu dai una cosa a me, ed io una a te. Sono stanco dei “giornalisti” asserviti al potere, e degli editori (oggi poco più che palazzinari) che ricattano quei pochi e veri giornalisti che vi sono in circolazione. Sono stanco di chi vota il meno peggio e di chi vota contro sua emittenza o il pericolo bolscevico. Sono stufo di chi fa proclami, di chi si riempie la bocca solo di belle parole, dei paladini, degli eroi e dei rivoluzionari, sono stufo di pensare che nel nostro paese il ruolo di denuncia sia dato ad un comico. Sono stufo di assistere all’incapacità di incazzarsi e indignarsi. Sono stufo di pensare che ciascuno di noi non aspiri a qualcosa di più, a pretendere di più, da se stessi e da chi (chi?) ci deve rappresentare. Sono stufo (e parecchio intristito) di pensare che nonostante non abbia compiuto trent’anni debba scrivere di queste cose ed in questi termini. Non voto, e per chi pensa si tratti di una scelta passiva, rispondo: no, è volere di più, non volersi accontentare. È un inizio. Gaber.

posted by Mauro Erro @ 11:45,

8 Comments:

At 13 aprile 2008 alle ore 12:07, Blogger violacea said...

clap clap clap!!!!
pienamente d'accordo, su tutto, anche sulla canzone!
intristita come, più e peggio di te!

 
At 13 aprile 2008 alle ore 18:28, Blogger claudioT said...

Condivido la tua sensazione di nausea generalizzata e per questo poichè ho la presuzione di sentirmi diverso dalla massa nella mia umile etica quotidiana, ho pensato di non andare alle urne in questa occasione.
Volevo dare un segno, una svolta di protesta, ma sono solo un granello nel deserto e ho deciso di votare "tappandomi il naso" per non far scegliere altri al mio posto!

 
At 14 aprile 2008 alle ore 12:29, Anonymous Anonimo said...

ma siamo sicuri che il non-voto sia un segnale chiaro??
Negli USA l'astensionismo oscilla tra il 40 e il 50%: ma cosa ha prodotto?? Una doppia legislatura in chiave repubblicana di G.W. Bush (figlio del beneamato guerrafondaio: qualis pater...) e la possibile/probabile candidatura alla presidenza della democratica Hillary Clinton (già first lady, consorte del beneamato sporcaccione, poi perdonato...)
Insomma... fate un pò voi...

Ps: si vota fino alle 15 del giorno 14 Aprile

 
At 14 aprile 2008 alle ore 13:24, Anonymous Anonimo said...

Può darsi tu abbia ragione, ma non avendone la controprova (Gli U.S.A. non sono l'Italia), bisognerà pur iniziare a pretendere di più, no?

 
At 15 aprile 2008 alle ore 08:19, Anonymous Anonimo said...

Condivido in toto l'analisi ma il "non voto" è un atto di castrazione civica certamente legittimo ma non altrettanto condivisibile...

Tommaso

 
At 18 aprile 2008 alle ore 11:20, Blogger consumazioneobbligatoria said...

chapeau! confessando che da quest'anno anch'io sono entrato a far parte degli apoti prezzoliniani. oltretutto, lo dico ora visto che si è già votato, i costituzionalisti insegnano che il tuo - singolo - voto non conta niente semplicemente perché mai un'elezione si è aggiudicata per un... voto. af

 
At 23 aprile 2008 alle ore 12:12, Blogger fiordisale said...

bè, diciamola tutta, Montanelli fu pure quello che, tra gli altri, avvertì una certa puzza, e disse "mi turo il naso e vado a votare".
Il non voto non ha risolto niente, anzi, volendo ha in qualche maniera peggiorato le questioni. Ciascuno di noi avrà 5 anni di tempo per riflettere e verificare la bontà delle proprie convinzioni.

 
At 23 aprile 2008 alle ore 13:10, Anonymous Anonimo said...

@ Fiordisale: E votando per l'uno o per l'altro le "questioni" le avrei risolte? Qui non si discute delle proprie o altrui "convinzioni", ma del fatto che le mie di "convinzioni" non sono rappresentate né da Mister "si può fare", né da "Sua Emittenza" (sempre ché la strana coppia abbia delle "convinzioni"). Se in passato, come ho scritto tra l'altro, mi sono turato il naso, oggi, per me, non è bastevole. Ognuno poi può accontentarsi liberamente dell'immaginifica classe politica che siederà sugli scranni parlamentari.

 

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