Chambertin Grand Cru 2004, Rossignol-Trapet

Scrivere di determinati vini come questo può risultare difficile. A qualcuno potrebbe sembrare la semplice ostentazione di un assaggio da parte di chi scrive. Ma non posso certo esimermi dal raccontare con onestà ciò che ho bevuto e l’esperienza e l’emozioni che ne ho tratto, soprattutto quando istruttive e capaci di scaturire determinate osservazioni. Leviamoci subito il pensiero, qualora riusciste a trovare questa bottiglia in una buona enoteca la pagherete tra i 110 e i 130 euro. Detto questo, ne vale la pena? Discorso spinoso. Io, per quanto mi riguarda, posso dirvi che per catturare l’essenza di un pinot nero di Borgogna, per riuscire ad apprezzarne l’eleganza, le infinite sfumature, il carattere deciso ed allo stesso tempo il suo tono suadente, la nitidezza e la franchezza dei profumi al naso e degli aromi al palato, per godere del suo continuo evolvere e divenire negli ampi orizzonti che è capace di mostrarti anche in un’annata come questa (figuriamoci bersi un 2005), vi tocca sborsare certe cifre, puntare dritti su un grand cru come questo e su un produttore, sì conosciuto, ma in un certo senso ancora di nicchia come Rossignol-Trapet. Ho avuto la possibilità di partecipare ad una doppia sessione di assaggi di Pinot Nero provenienti dalla Borgogna di diverse denominazioni (Pommard, Volnay, Gevrey Chambertin, ecc ecc.), dove la bottiglia più economica viaggiava sui trenta euro, vini apprezzabili sì, ma quando si arrivava a questo non ce n’era per nessuno, e se piazzavi nuovamente il naso nei precedenti, sembravano rozzi, grezzi, zaffate di profumi buttati lì alla rinfusa come quando si apre un cassettone chiuso da vent’anni dimenticato in soffitta. Il colore era un rubino concentrato dai riflessi vividi e dalla trama suadente che faceva presagire un succosità che avrei ritrovato al palato. Al naso viaggiava tra toni floreali e di frutto di mora e lampone, toni affumicati del legno ben integrato, sensazioni balsamiche, erbe aromatiche, una precisa e netta vena minerale, il tutto affiorava e riaffiorava con franchezza e netta precisione. Al palato era caldo nel suo ingresso, delicato e suadente per procedere poi in progressione mostrando tutta l’eleganza e la femminilità, la grazia che un tal vino può offrire unendola allo stesso tempo ad un carattere deciso con l’acidità ben presente, ed i toni minerali che si erano avvertiti al naso che in perfetta corrispondenza ritrovavi al palato. Il tannino levigato ed elegante pur mostrandosi ancora non domo del tutto mi faceva presagire per questo vino una lunga vita innanzi. Borgogna e Pinot nero vuol dire esaltazione del terroir, vuol dire mille sfaccettature, vuol dire la bellezza dell’unicità. Dopo di ché non rimane che ascoltare Bach interpretato dagli Swingle Singers.

posted by Mauro Erro @ 11:16,

2 Comments:

At 16 aprile 2008 alle ore 23:55, Blogger claudioT said...

Bellezza intrinseca e bellezza estrinseca, tradizione e modernità, armonia e disarmonia, eleganza o sgraziatezza...
Tutto questo può essere un pinot noir di Bourgogne ma molto altro può essere un premier cru e ancor di più un grand gru, denominazioni non messe a caso in una area dove la parcellizzazione ha un significato non solo commerciale.

Ora si può discutere sul prezzo!
Spendere dai 100 euro in su per uno Chambertin Grand Cru di Domaine Rossignol Trapet ne può valere veramente la pena per l'armonicità che una bicchiere di questo rosso riesce ad esprimere sia al naso che in bocca e per le vibrazioni che può dare ad un degustatore (anche di primo pelo). Ma solo se umilmente ci si riesce ad immergere nel bicchiere chiudendo gli occhi e diventando un tutt'uno con quel nettare soave che raggiunge prima l'olfatto, poi il gusto e infine lo spirito...

 
At 17 aprile 2008 alle ore 12:41, Blogger Mauro Erro said...

Qaundo si arriva a tali cifre, concordo con te, è questione di emozionarsi, di conseguenza diventa tutto (e gia lo è di per se) relativo. Ma, ed è questa l'osservazione che facevo, tra un buon o discreto Borgogna per cui spendo 40 euro (a meno che non si abbia la fortuna di incontrare prodotti come il Savigny Les Beaune 1er cru Les Lavieres di Marechal, tra quei pochissimi affari che si riesce ancora a fare), io preferisco "emozionarmi" con un Barolo o Barbaresco. In Borgogna tutto è sfalsato in termini economici, loro per storia e tradizione (e anche qualità) riescono a spuntare prezzi maggiori. A quel punto se proprio voglio togliermi lo sfizio, vado su un Grand Cru come questo. Aspetto le tue note e le tue osservazioni.

 

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