Aglianico d'Irpinia di un'annata imprecisata, Alessandro Caggiano
giovedì 28 febbraio 2008
Giorno 2. Questo vino non esiste. Eppure io l’ho bevuto. Questo produttore non esiste, eppure per un tempo ha prodotto un vino semplice e squisito. Oggi non so se si sia definitivamente ritirato, se rassegnato alla modernizzazione e al mercato abbia deciso di mollare tutto, ma le ultime notizie che ne ho avuto mi raccontavano di questa sua decisione. È una di quelle storie che forse nessuno conoscerà mai. “Storie di uomini, contadini, vignaioli che hanno dedicato l'intero spazio di una vita a produrre e trasformare i frutti della terra senza che mai nessuno si sia occupato di loro. Ignorati dalla critica, dalle guide, dalle riviste, dalle manifestazioni di settore e, di conseguenza, sottratti anche alla curiosità e all'attenzione di quei veri pochi appassionati” come ha scritto un amico a proposito di lui. Apparirà normale ai più, che con fare tollerante penseranno, “beh, è la vita”. Ma il punto è proprio questo. Il Dio mercato, e ciò che ne consegue, l'incipiente e irreversibile consumismo con i paralleli processi di massificazione e di omologazione che mettono in crisi gli stessi fondamenti originari della libera realtà individuale, attaccata ormai da potentissimi procedimenti "occulti" - quali la pubblicità - e dagli strumenti del potere: i mass media. E poi mi si parla di gusto? E di quale? Quello che ci viene imposto? E quale il gusto, quali le differenze di cui discettare se tutto è appiattito, se tutto è uguale? Esagero? Non so, questo vino di cui ho scritto senza scrivere, era squisito ed ora non esiste più, o forse, per chi crede nel dio mercato, non è mai esistito.
“Ora che posso fare un paragone, mi sono reso conto di una cosa che scandalizzerà i più, e che avrebbe scandalizzato anche me, appena 10 anni fa. Che la povertà non è il peggiore dei mali, e nemmeno lo sfruttamento. Cioè, il gran male dell’uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l’impero del consumismo.”*
Eddie Vedder canta Society, dall’ultimo film di Sean Penn, Into the wild.
posted by Mauro Erro @ 11:13,