Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2002, Villa Diamante
venerdì 18 gennaio 2008
posted by Mauro Erro @ 12:06,
4 Comments:
- At 18 gennaio 2008 alle ore 15:49, RoVino said...
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Giorni fa parlavo al telefono con Manuele Pelizzatti Perego a proposito dei vini di casa (ArPePe). Più volte mi (ci) è capitato di sentire in alcuni vini (Rocce Rosse ad esempio) una nota piuttosto sottile ma sempre presente di miele di acacia, e non riuscivo a spiegarmene la presenza. Manuele mi ha fatto sapere che ha fatto vedere le botti che lui credeva di castagno a Garbellotto, il quale ha si trovato del castagno, ma la botte è mista, alcune parti sono in rovere e all'interno, a contatto con il vino ci sono alcune doghe in legno di acacia...
come vedi tutto ha una spiegazione, si tratta solo di trovarla. La mineralità, se ne abusa di certo, però in certi vini esiste e in abbondanza.
Armando Castagno, mesi fa (e purtroppo io non ho partecipato) fece una serata dedicata al riconoscimento dei minerali nel vino, portando sei campioni provenienti da sei zone ben precise (una di queste, guarda un po', era l'alto piemonte, con il Gattinara). Ebbene, Isabella Pelizzatti Perego, che in quell'occasione era a Roma, ha partecipato e mi ha riferito che è stato emozionante, tanto più perché è riuscita a riconoscere i minerali per ciascun vino. - At 18 gennaio 2008 alle ore 16:06, Mauro Erro said...
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Non metto in dubbio esista la mineralità, anzi io per primo utilizzo questo termine spesso (quando occorre) per descrivere alcune sensazioni...poi però mi chiedo a proposito di mineralità e di terroir, quanto ultimamente si abusi di questi termini (sopratutto dagli "enochic"), senza aver un minimo di certezza, di studio, di approfondimento scientifico, mappatura, ecc. e quanto questi termini (unitamente ai discorsi Bio-logici/dinamici) stiano diventando l'ultima moda...
- At 18 gennaio 2008 alle ore 19:23, RoVino said...
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Senza dubbio. In realtà la degustazione è presa spesso alla leggera, come se bastasse sparare lì un po' di frutta e spezie (e mineralità) per dare l'impressione di aver capito tutto. Più che alle mode penserei che ogni occasione è buona per cercare di apparire. A volte anche bravi sommelier si lasciano andare in elucubrazioni descrittive più per fare effetto sugli ascoltatori che perché tanti descrittori siano necessari.
- At 18 gennaio 2008 alle ore 20:20, Mauro Erro said...
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Concordo pienamente. Anche se gli effetti delle mode sul consumatore e sui produttori mi spaventano di più.
Grazie per le tue riflessioni.